In ricordo di Giorgio Salvini (1920-2015)

Il 7 Aprile è morto Giorgio Salvini,
indimenticabile figura di Maestro di scienza
e di vita per tante generazioni di studenti
che hanno imparato da lui la fisica e tanti
collaboratori che hanno imparato con lui a
fare ricerca. Giorgio ha avuto un ruolo di primo
piano nella ricostruzione della ricerca in Italia
negli anni '50 e più avanti nel consolidamento
della ricerca con la formazione di grande
scuola di fisica sperimentale. Giovanissimo,
poco più che trentenne, ha ricevuto da
Edoardo Amaldi il compito di coordinare la
costruzione del primo acceleratore di particelle
di alta energia in Italia. Giorgio ha raccolto
la sfida con entusiasmo e grande volontà,
con l’obiettivo estremamente ambizioso di
realizzare il più potente elettro-sincrotrone al
mondo che entrò in funzione nei Laboratori di
Frascati nel '59. Grazie alle sue grandi capacità
organizzative, la sua sensibilità nei rapporti
umani e il suo fiuto nel riconoscere le qualità
di ricercatori e tecnici, riuscì a costruire una
squadra di giovani collaboratori capaci nel
giro di pochi anni di realizzare questa notevole
impresa. L’entrata in funzione dell’elettrosincrotrone,
e la risonanza internazionale che
ebbe nei primi anni '60 permise all’Italia di
essere all’avanguardia della ricerca nel campo
degli acceleratori e delle particelle elementari.
Come direttore dei Laboratori di Frascati capì
le potenzialità della geniale idea di Bruno
Touschek di realizzare collisioni elettronepositrone
e lanciò il progetto del prototipo di
anello di collisione ADA. Presidente dell’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare dal ’66 al '70 mise
le basi di un fiorente sviluppo della fisica delle
particelle elementari in Italia e nei principali
laboratori in Europa e negli Stati Uniti.
Ho incontrato Giorgio 50 anni fa: primo giorno all’Università, prima lezione di Fisica Generale. Noi studenti eravamo incuriositi per questa prima esperienza e anche un po’ indimiditi, era prima del ’68. Il Professore entrò a passo di carica, una caratteristica che ha sempre avuto, e non si mise subito a parlare di fisica ma di vita quotidiana, di come si osserva quello che ci circonda, di come si fanno deduzioni, corrette o sbagliate. In poche lezioni si instaurò un solido rapporto di fiducia tra studenti e Maestro, Giorgio era capace di stimolare curiosità e interesse e di trasmettere un grande senso di responsabilità agli studenti. Grande organizzatore ed esperto docente, aveva messo in piedi una ottima squadra di esercitatori, giovani collaboratori che ho avuto poi modo di apprezzare nella ricerca. A quei tempi Giorgio, oltre agli impegni universitari e nella gestione dell’INFN, era preso dallo studio di una intrigante particella osservata all’elettrosincrotrone, il mesone η, una particella un po’ normale e un po’ strana che non sembrava rispettare la simmetria dell’isospin, cui dedicò un pioneristico lavoro di rassegna. Ed era anche impegnato nella costruzione di un esperimento al nuovo anello di collisione Adone. Qui ho incontrato il Giorgio ricercatore quando facevo la tesi di laurea, ma partecipavo ad un esperimento in competizione col suo. Erano tempi molto eccitanti, si osservavano fenomeni inaspettati della produzione di tante particelle nell’annichilazione elettrone-positrone, si ipotizzavano connessioni con le misure di collisioni inelastiche elettrone-protone di SLAC, erano le prime conferme della dinamica dei quark, e Giorgio animava le discussioni che si tenevano in modo estemporaneo nella comune sala di conteggio che circondava Adone. Pochi anni dopo, nel Novembre del '74, ebbe la soddisfazione di osservare dall’oblò di Adone il crepitare delle camere a scintilla degli esperimenti che registravano la formazione della risonanza J/ψ. Nel '76 Giorgio abbracciò con entusiasmo l’idea di Carlo Rubbia di convertire il super-proto-sincrotrone del CERN in anello di collisione antiprotone-protone e diede un convinto supporto al progetto del cooling di antiprotoni e dell’esperimento UA1. Di ritorno dal periodo sabbatico al CERN formò il gruppo di Roma che partecipava a UA1, e così per me iniziò un lungo periodo di stretta collaborazione nella costruzione dei rivelatori, la conduzione della raccolta dati, l’analisi e la discussione dei risultati. Ricordo in particolare la grande determinazione, e la grande soddisfazione, di Giorgio nel tenere a Roma nel 1983 la conferenza su Proton-antiproton Collider Physics in cui Carlo Rubbia annunciò la scoperta del bosone W. Collaborare con Giorgio era estremamente stimolante e di grande soddisfazione, ma non era vita facile, voleva sapere tutto, voleva capire di tutto, amava mettersi in competizione su tutti i campi, dai più mondani ai più tecnici, ma sempre ad armi pari. Appassionato, generoso, e sempre in prima linea in ogni attività, era capace di trasferire un contagioso entusiasmo ai collaboratori come agli studenti che si avventuravano con la sua guida nel campo della ricerca. Alla conclusione di UA1, il gruppo iniziò a interessarsi al futuro Large Hadron Collider e Giorgio, pur fortemente interessato e partecipe lasciò le redini di questa iniziativa ai più giovani e si dedicò con il suo amico Albert Silverman ad un monumentale lavoro di rassegna su esperienze e risultati dell’annichilazione materia-antimateria. Negli anni a seguire continuò la missione di docente e scienziato ai più alti livelli. Già accademico dei Lincei sin da giovane, è stato Presidente dell’Accademia nel 1990-94. La sua grande esperienza nel mondo dell’accademia e della ricerca lo ha portato ad impegnarsi nel 1995-96 come Ministro dell’Università e della Ricerca. Continuò con passione a frequentare il Dipartimento di Fisica della Sapienza e a fare domande intriganti con il suo proverbiale acume sulla caccia al bosone di Higgs e di altre ipotetiche particelle previste da eleganti teorie. La foto ci mostra la lezione tenuta da Giorgio quando studenti, colleghi e amici si sono riuniti nella sua Università per festeggiare con gioia e gratitudine il suo novantesimo compleanno. Il suo impegno rigoroso ed entusiasta nell’insegnamento, nell’educazione civile e per la pace tra i popoli, la sua appassionata curiosità in tutti i campi della ricerca e per il progresso tecnologico lo rendono un punto di riferimento per il mondo della cultura scientifica.
Filippo Ceradini
Università Roma Tre