Giampiero Paffuti (1954-2021)

Giampiero Paffuti

Il 13 dicembre 2021, dopo lunga e dolorosa malattia, è mancato ai suoi cari a Torino Giampiero Paffuti, ordinario di Fisica teorica al Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa. Era nato a Catanzaro il 19 aprile 1954, ma ben presto la sua famiglia, come tante altre in quegli anni, si era trasferita a Torino, dove Giampiero compì gli studi superiori e si diplomò nel 1972, avendo già manifestato fin dall’adolescenza un precoce e profondo interesse per tutti gli aspetti della Fisica.

Alla fine del 1972 vinse il concorso per un posto di allievo alla Scuola Normale Superiore di Pisa, avendo così l’opportunità, per lui economicamente non scontata, di frequentare l’Università. Fu subito evidente la sua vocazione per la Fisica, e in particolare per la fisica teorica, quando già al primo anno si unì agli altri studenti, tutti più anziani di lui almeno di un anno, per seguire il memorabile corso di relatività generale tenuto da Carlo Cattaneo.

Avendo scelto come relatore Adriano Di Giacomo, giunse alla laurea nel 1976 con una tesi intitolata “Problemi connessi all’invarianza di scala in teoria dei campi”. Immediatamente dopo la laurea vinse il concorso per un posto di perfezionamento alla Scuola Normale Superiore, e si avviò alle ricerche che lo portarono, in collaborazione con Di Giacomo, ai suoi primi lavori sulla violazione della parità negli atomi.

Alla fine del 1979 vinse uno degli ultimi concorsi per posti di assistente di ruolo e si spostò quindi al Dipartimento di Fisica, dove era destinato a trascorrere tutta la propria successiva carriera accademica. A partire dal 1980, dopo un breve periodo al M.I.T., i suoi interessi di ricerca si spostarono verso le teorie di campo sul reticolo, un tema d’indagine al quale presto si convertì anche Di Giacomo, iniziando così una collaborazione che, con maggiore o minore intensità, sarebbe andata poi avanti per almeno un quarto di secolo, incentrandosi in particolare sui temi del confinamento del colore e della superconduttività duale.

Nei primi anni Ottanta i suoi interessi di ricerca si allargarono a tematiche più generali di teoria quantistica dei campi, e Giampiero iniziò con Beppe Curci, un altro collega troppo prematuramente scomparso, una seconda fruttuosa collaborazione che portò a numerosi e importanti lavori, focalizzati soprattutto su problematiche relative alla rinormalizzazione e ai suoi effetti, sia sul reticolo che nel continuo.

Nel frattempo la carriera accademica di Giampiero era proseguita con l’entrata in ruolo come professore associato nel marzo 1985, che segnò l’inizio di un impegno didattico svolto con passione e dedizione, anche quando si trattò di tenere per molti anni un pesante corso di servizio nell’ambito dei corsi di laurea in Scienze biologiche.

Dal 1985 al 1987 fu per un biennio Research Fellow al CERN. Risale però al 1990 il suo lavoro più citato, scritto in collaborazione con Ken Konishi, “Minimum physical length and the generalized uncertainty principle in string theory”, su un tema che dimostra una volta di più la vastità dei suoi interessi.

Nel decennio 1995-2005 ebbe un ruolo essenziale nella crescita scientifica del gruppo di giovani ricercatori che si era raccolto intorno a Di Giacomo: tra loro possiamo ricordare in particolare Luigi Del Debbio, Mario Trigiante, Biagio Lucini e Massimo D’Elia. I temi trattati ruotavano ancora una volta su aspetti cruciali della Cromodinamica quantistica, come il confinamento e la transizione di deconfinamento.

Dopo la riapertura dei concorsi universitari Giampiero, ottenuta l’idoneità a professore ordinario, fu finalmente chiamato l’1 dicembre 2002, e dopo qualche anno gli fu affidato il corso di Meccanica Quantistica, nel quale poté esprimere pienamente la sua notevole capacità didattica. Il suo manuale di introduzione alla Meccanica Quantistica (in collaborazione con Ken Konishi), le sue note e le sue trasparenze mostrano una larghezza di visione, sia da un punto di vista teorico sia in una prospettiva fenomenologica e in senso lato applicativa, certamente inconsueta anche tra i colleghi più preparati della sua generazione.

Questa ampiezza di interessi, unita alla vocazione didattica, lo portò anche a dedicarsi, nell’ultimo venticinquennio, alla attivazione e al continuo sviluppo di un corso di Tecnologie digitali dedicato agli studenti della Laurea triennale in Fisica in cui, insieme con Alberto Di Lieto, ha avviato un gran numero di studenti di fisica all’impiego di strumenti informatici avanzati di grande utilità sia nel contesto teorico che in quello sperimentale.

Chiunque abbia avuto occasione di collaborare con Giampiero ricorda di lui due cose in particolare: da un lato la grande disponibilità a offrire ascolto e aiuto a chi avesse un problema di fisica da proporgli, e dall’altro la straordinaria lucidità e competenza con cui offriva le proprie analisi e le proprie soluzioni ai problemi, anche quando sembravano esulare dall’ambito della sua diretta competenza, grazie alla sua vastissima cultura in molti campi della fisica. Poco ambizioso e mai ossessionato dalla logica del “publish or perish”, preferiva sempre dedicarsi a un problema nuovo e per lui interessante piuttosto che mettere in bella copia qualche suo risultato originale o sfruttarlo per una produzione seriale di lavori.

Era una di quelle persone, talvolta poco appariscenti, che però spesso costituiscono il “lievito” di un gruppo di ricerca e di un’istituzione scientifica, e mancherà profondamente a quanti conoscevano la sua grande umanità e sapevano di poter contare sui suoi suggerimenti profondi e sulle sue spiegazioni chiarificatrici, oltre che sulla sua mite e tranquilla gentilezza.


Paolo Rossi
Università di Pisa