Luigi Indovina (1939-2021)

Il giorno 21 marzo è venuto a mancare il carissimo prof. Pietro Luigi Indovina, vittima della pandemia.
Ho avuto la fortuna di conoscerlo e di essere diventato uno dei suoi più stretti collaboratori, oltre all’onore di essere stato considerato come uno dei suoi più cari amici.
Nato a Palermo il 16/11/1939 è stato prima Dirigente dell’ISS, poi Direttore di Laboratorio, sempre all’ISS, ed infine Ordinario di Fisica Applicata alla Federico II di Napoli, dove le nostre strade si sono incrociate.
Numerosi sono i suoi meriti scientifici, le sue pubblicazioni, le sue partecipazioni a progetti di ricerca che ha saputo sempre coordinare con successo, ma spero vorrete perdonarmi, se in questo ricordo, in maniera più personale, prediligerò altri aspetti.
Era l’estate del 1996 quando lo incontrai per la prima volta. Avevo appena vinto un dottorato e avrei voluto svolgerlo in Fisica Applicata. L’allora decano del Dipartimento di Fisica, il prof. R. Stroffolini, mi aveva suggerito di rivolgermi a lui, descrivendomelo come una persona estremamente per bene, di grande competenza e capacità gestionali. Gli aveva preannunciato la mia visita e così mi presentai.
Gli illustrai le mie intenzioni di voler intraprendere una tesi di dottorato in Fisica Applicata e lui, con molto garbo ed onestà, mi fece comprendere che era lusingato dalla mia scelta, ma che non conoscendomi e non potendo sapere se ce l’avessi potuta fare a seguire una carriera accademica, data anche la mia età (ero un trentenne), mi avrebbe accettato solo se fossi stato pienamente consapevole delle difficoltà che avrei potuto incontrare nel mio futuro.
Quando gli dissi che ero disposto a correre il rischio, riprese il suo sorriso e, con l’entusiasmo, che sempre lo caratterizzava, cominciò a mostrarmi le infinite possibilità di collaborazioni che c’erano e le cose che avremmo potuto fare insieme: era cominciata l’avventura!
Dal 1996 al 2005, quando divenni ricercatore presso l’Università degli Studi di Salerno, cominciò una collaborazione strettissima, a tutto campo, e ricordo sempre quei giorni, per me felici, con grande gioia; ancora oggi, prof. Ordinario in Fisica Applicata, li rimpiango, anche se giorni di precariato.
Era sempre pieno di iniziative e c’era sempre qualcosa da fare: misure al CNR per la collaborazione scientifica che avevamo con l’ISS; convegni da organizzare; corsi di formazione; visite a ospedali e/o centri diagnostici; l’Associazione di Fisica Medica e, dal 2000, la Scuola di Specializzazione in Fisica Sanitaria della Federico II, di cui è stato il primo Direttore.
Intanto, sempre più studenti cominciavano a unirsi al gruppo e a tutti riusciva a trovare un ruolo e una specializzazione che li avrebbe aiutati a entrare nel mondo del lavoro. Era questa una sua grande capacità: in ciascuno dei suoi collaboratori riusciva a individuare doti, per altri nascoste, esaltandole e infondendo fiducia e autostima.
Trattava tutti, e non solo i suoi collaboratori, con grande rispetto e umanità, sempre, in qualunque ambiente e circostanza: dai camerieri al ristorante, ai dirigenti nei luoghi di lavoro.
Molti di noi sono professori, anche eccellenti, ma egli era un Maestro!
Per molti giovani fisici è stata una guida e per molti, me in primis, ha tracciato la strada: molti di loro oggi sono fisici medici e professionisti che danno un contributo di qualità al nostro sistema sanitario, contribuendo a renderlo migliore per gli aspetti di loro competenza, come egli ci ha insegnato.
Dal 2005 le nostre strade, per necessità riguardanti la mia carriera, si sono divise, con dispiacere di entrambi, ma non ha mai smesso di seguirmi e di occuparsi di me, e io sapevo di poter sempre contare su di lui. Ci vedevamo sempre, almeno due tre volte l’anno, e condividevamo le nostre gioie e i nostri dolori.
Ha affrontato ogni suo dolore e difficoltà con grande dignità. Era una persona estremamente corretta e buona e lo è stato fino alla fine: pur essendo a rischio, ha aspettato il suo turno della vaccinazione, con senso civico e rispetto degli altri, sacrificando, in questo modo, la sua vita: si era contagiato una settimana prima e si sarebbe dovuto vaccinare il giorno dopo la sua dipartita!
Sono certo che mancherà a tutti noi, che avemmo la fortuna e l’onore di conoscerlo, e di farmi interprete, anche se solo in piccola parte, del desiderio di tanti di dargli un ultimo, affettuoso, saluto!
... atque in perpetuum, frater, ave atque vale.
Rocco Romano
Università di Salerno