In Ricordo di Georges Charpak (1924-2010)

Georges era molto interessato a lavorare in questa nuova impresa nella quale una particella duecento volte più pesante dell’elettrone avrebbe potuto darci un qualche segnale su quella che era la sua vera natura. Gli esperimenti di alta precisione fatti avevano come oggetto d’analisi l’elettrone e il fotone. Adesso può sembrare banale, anche se in fondo così non stanno le cose, grazie al fatto che nessuno ha ancora capito l’origine delle masse che hanno i fermioni fondamentali (leptoni e quark). Purtuttavia in quegli anni c’era la speranza che, da una misura di alta precisione del momento magnetico del muone, potesse venire fuori qualche informazione sulla esistenza di un’altra particella totalmente sconosciuta che avrebbe dovuto risolvere il problema della saturazione delle forze di Fermi a 300 GeV.
La nostra amicizia scientifica divenne forte quando Georges rimase con noi a lavorare nell’esperimento con la versione magnetica del “flat magnet” in cui eravamo impegnati con un magnete prestatoci dall’Università di Liverpool, da noi preferita rispetto a una nuova versione proposta, detta dello “screw-magnet”. Fu da questi lavori con il magnete di Liverpool e dalle nottate passate attorno a quel magnete che scaturì il progetto per il più grande e preciso magnete mai costruito al mondo. C’erano momenti in cui si parlava di tutto. Georges mi raccontò i suoi terribili giorni e le sue esperienze nel campo di concentramento nazista. E fu così che decidemmo di raccontare ad alcuni studenti che erano venuti a visitare il nostro apparato sperimentale la fortuna che loro avevano di vivere senza l’incubo incombente di una spietata dittatura.

E infatti così fu. Ci ritrovammo dopo un po’ di anni quando nacque il World Lab, un’associazione di scienziati impegnati a combattere le “Emergenze Planetarie” che decenni di violenza politica ed economica avevano prodotto un po’ ovunque nel mondo. Un problema che appassionava Georges era quello dei bambini nati prima del tempo dovuto. C’era un legame diretto con la realtà grazie alla figlia, Nathalie, che aveva preso a cuore questa drammatica realtà. Nel mondo industrializzato nessuno si occupava del problema che persisteva su tutto il pianeta. I metodi sviluppati erano lungi dall’avere il livello minimo di credibilità scientifica. Fu così che nacque un’altra avventura stavolta di solidarietà umana fuori dalle torri d’avorio della fisica moderna, ma nel cuore della realtà in cui si poteva portare la voce della scienza per dare credibilità a pratiche efficaci poco dispendiose ma ritenute addirittura pericolose.
Georges e Nathalie Charpak hanno dato un contributo di straordinario valore per affrontare e risolvere questo problema di alto significato civile e morale. Sono infatti riusciti a dare prova che era (ed è) possibile risolvere il problema dei bambini nati con mesi di anticipo, usando il “kangaroo-system”, che costa poco ed è molto efficace. Il metodo da loro sperimentato è oggi adottato in Asia, in Africa, in America Latina e nei Paesi industrializzati.
Mi confidò un giorno che per lui questo impegno era diventato di alta priorità e ne era orgoglioso, forse più del Nobel ricevuto per la sua invenzione della “multiwire proportional chamber” (MWPC), rivelatasi di straordinaria importanza nello studio del fenomeni fisici fondamentali.
Antonino Zichichi
CERN, Ginevra
Università di Bologna