In ricordo di Carlo Ceolin (1922-2014)

Il 28 luglio scorso è scomparso Carlo Ceolin, figura singolare della fisica italiana, tra i più illustri intellettuali dell’Ateneo di Padova e dell’ambiente culturale e politico cittadino. Era nato il 7 luglio 1922 a Padova, che rimase sempre la sua città. Si iscrisse all’università in piena guerra mondiale; partecipò alla resistenza e questa fu per lui un’esperienza che lo influenzò profondamente e che contribuì al suo forte e costante impegno civile e politico. Si laureò in Fisica nel 1952 col massimo dei voti. Poco dopo fu nominato assistente straordinario alla cattedra di Fisica Superiore, e assistente ordinario nel 1958.
Partecipò attivamente, fin da studente, alla rinascita dell’attività scientifica dell’Istituto di Fisica di Padova, quasi completamente interrotta durante gli anni della guerra. Ottenuta la libera docenza in Fisica Teorica nel 1959, svolse diversi insegnamenti, tra cui Spettroscopia, Meccanica Statistica, Istituzioni di Fisica Teorica, Fisica Teorica, presso le Università di Padova, di Ferrara e Trieste. Docente incaricato stabilizzato presso l’Università di Ferrara nel 1973 e presso quella di Padova nel 1977, divenne Professore Associato confermato di Meccanica Statistica a Padova nel 1983, posizione che occupò fino alla quiescenza nel 1992.
Nell’Istituto di Fisica (attualmente Dipartimento di Fisica e Astronomia) Carlo era persona di riferimento per tutti, colleghi, tecnici e studenti, sempre disponibile a dare consigli ed aiuto per la soluzione di questioni e problemi di varia natura.
Fisico teorico di notevole spessore, era amico di importanti protagonisti della fisica italiana, da cui era molto stimato per la sua vivacità intellettuale; da Sergio Fubini a Marcello Cini; da Gilberto Bernardini a Luigi Radicati, solo per citarne alcuni.
Affrontava i temi di ricerca con grande curiosità e passione, ma era restio a pubblicare i propri risultati, anche se degni di stampa, a meno che non li ritenesse davvero originali e innovativi.
L’analisi della sua produzione scientifica rivela diversi contributi molto pregevoli. Vanno citati i suoi lavori pionieristici sull’interazione dei mesoni K con i nucleoni e sul calcolo delle relative sezioni d’urto col metodo perturbativo in teoria relativistica dei campi. Le stesse reazioni vennero analizzate col nuovo metodo non-perturbativo di Tamm-Dankoff. Questi lavori utilizzarono nuovi metodi teorici di calcolo, e misero in luce alcune proprietà specifiche delle particelle strane.
Di notevole importanza la sua analisi sulle proprietà analitiche delle funzioni di vertice di stati legati, rilevante per lo studio di particelle composte in fisica nucleare, come il deutone. Questo lavoro evidenziò la presenza di singolarità “anomale”, risultato interessante anche per un confronto con quanto ottenuto in teorie relativistiche.
Nell’ambito del modello multiperiferico, che ebbe grande successo negli anni ’60 per l’interpretazione dei processi di produzione ad alte energie, Carlo derivò un’equazione integrale per le sezioni d’urto, che presentò interessanti analogie con l’equazione di Bethe- Salpeter per reazioni a due corpi.
Non molto impegnato ad affermarsi nella propria carriera accademica, contribuì, credo in modo rilevante, a quella di Milla, sua moglie e compagna di tutta la vita.
Non volle seguire i metodi convenzionali per avanzare nella carriera. Ad esempio, quando l’Istituto di Fisica bandì un posto di professore aggregato (una figura introdotta in una delle tante riforme universitarie), pensando a lui come al candidato più idoneo, non partecipò al concorso, così come non partecipò a concorsi di professore di prima fascia, anche se possedeva pienamente i titoli per diventarlo. Oltre alla sua lunga attività didattica e scientifica, svolse importanti compiti organizzativi con grande competenza ed impegno, con spirito critico e lungimiranza; fu direttore della Sezione di Padova dell’INFN per due mandati (1972-77); per un lungo periodo fu membro del Consiglio di Presiedenza della SIF (1968-85).
Carlo aveva moltissimi interessi; era lettore istancabile di letteratura, di storia, di filosofia, di politica; amava la musica, l’arte, la montagna, ma, a differenza di Milla, non gli piacevano i viaggi.
Molto legato all’ambiente padovano, partecipava raramente a convegni all’estero, e non era interessato a frequentare centri di ricerca internazionali. Soltanto Sergio Fubini, docente per un paio d’anni presso l’Università di Padova, riuscì a convincerlo a trascorrere un breve periodo al CERN di Ginevra, all’inizio degli anni ’60, periodo che risultò molto fruttuoso dal punto di vista scientifico.
Il suo impegno alla cooperazione con i paesi in via di sviluppo, lo convinse ad andare per un paio di volte a Mogadiscio, per svolgere corsi di Fisica presso l’Università Nazionale Somala. Ne parlava come di un’esperiemza coinvolgente; rimase legato agli studenti somali, e cercò di aiutare qualcuno di loro a proseguire gli studi presso il nostro Ateneo.
In quiescienza dal lontano '92, la sua curiosità scientifica lo portava a tenersi costantemente aggiornato sulle scoperte e gli sviluppi più recenti della fisica e, in generale, della scienza. Anche recentemente, quando non frequentava più il dipartimento e trascorreva parte delle sue giornate nella nella sua biblioteca zeppa di libri e di dischi, chiedeva sempre a noi colleghi che andavamo a salutarlo di essere messo al corrente sulle ultime novità scientifiche.
La sua scomparsa lascia un grande vuoto nella comunità dei fisici e nell’ambiente cittadino; abbiamo perduto un collega e un amico insostituibile, ma ricorderemo sempre la sua saggezza, la sua generosità, la sua grande umanità.
Giovanni Costa
Professore emerito dell'Università di Padova
Carlo Ceolin un Benemerito della SIF
Il cordoglio per la scomparsa di Carlo Ceolin, socio benemerto della SIF, è qui espresso a nome di tutta la Società Italiana di Fisica, colleghi, amici, personale, che lo ricordano affettuosamente come membro attivo e storico della Società stessa.
Carlo era socio dal 1950, dai tempi della Presidenza Polvani, divenendo Consigliere nel 1968 sotto la presidenza di Giuliano Toraldo di Francia, con Carlo Castagnoli Vicepresidente, insieme con chi scrive, con Marcello Cini, Emilio Gatti, Erseo Polacco, con Alessandro Alberigi Quaranta, Tesoriere e Gioacchino Germanà, Segretario. Rimase nel Consiglio di Presidenza per sei mandati fino al triennio 1983-1985 prima sotto la Presidenza di Carlo Castagnoli e poi mia dal 1981. Furono anni importanti per la SIF e la comunità dei fisici italiani impegnati in un fase di rinnovamento che potesse contemperare le esigenge di nuove aperture nel contesto universitario con la salvaguardia di valori culturali e morali della tradizione specifica della rappresentanza della fisica nazionale. Carlo ne fu un sostenitore convinto e attivo come dimostrato dai suoi contributi non solo nell’ambito della SIF ma anche dell’INFN, di cui era pure un valido rappresentante come direttore della sezione di Padova. Lo distingueva il suo convincimento e la sua, a volte anche mordace, dialettica come contributo alla chiarezza e alla consapevolezza dei ruoli.
Nel Consiglio della SIF, ad esempio, fu un deciso sostenitore dell’impegno per una migliore educazione scolastica e una didattica intesa come missione culturale dei fisici, fuori da schemi demagogici di “popular science” ridotta a scienza populistica priva di seri contenuti (“studiare è una cosa seria; è fatica e richiede impegno e non scappatoie”). Tale coinvincimento si manifestava all’interno di tutta la comunità scientifica, in particolare nel Consiglo Direttivo dell’INFN quando insieme conducemmo la battaglia contro la “parastatizzazzione” degli enti di ricerca (tipica la contrapposizione alla definizione di un ruolo impiegatizio dei ricercatori con carriere sindacalizzate e tanto di cartellino) e la menomazione dell’identità culturale della ricerca e dell’insegnamento universitario.
Erano gli anni delle “okkupazioni” e dell’assemblearismo velleitario, di fatto contro la cultura e la ricerca, che, in particolare a Padova, aprirono la porta a certe forme di estremismo extra e intra-universitario sfociate nel terrorismo degli anni ‘70. Anni difficili dunque, durante i quali il coraggio di persone come Carlo, di forte cultura progressista ed ex-partigiano, non ebbero esitazioni per condannare tipici atteggiamenti di acquiescenza di ambienti intellettualistici radical-chic e si schierarono, come una convinta parte di noi, in appoggio all’azione della magistratura padovana contro gli atti terroristici perpetrati in quel periodo.
è doveroso quindi ricordare questo aspetto essenziale della personalità di Carlo Ceolin, che derivava da una solida cultura umanistica impregnata, anche se in modo discreto e scevro da atteggiamenti eclatanti, di uno spirito scientifico per cui il sapere è anche scuola di rigore morale. Il tutto però sfumato in una apparente indifferenza alle cariche e ai titoli accademici, non però alle responsabilità, e in un sottile senso dell’ironia che lo portava a battute toccanti quali “la dirigenza (nel caso specifico dell’INFN) deve essere autorevole non autoritaria”.
Carlo Ceolin era persona di riferimento per le cose “che sono” e non per quelle “che appaiono”. Senza esibizionismi e ostentazioni e senza infingimenti, personalità forte e decisa ma gentile e premurosa e di una correttezza esemplare arricchita di un senso profondo di cordialità e di amicizia così com’era profondamente legato alla famiglia e alla indimenticata Milla che con lui condivise tutta una vita. La SIF certamente così lo ricorda.
Renato Angelo Ricci
Presidente onorario SIF