Come potrebbe essere il domani
“Da sempre è con la scienza che si costruisce il futuro”. Questa affermazione di Massimo Inguscio sulla quarta di copertina rende da sola il senso e lo scopo di questo saggio.
Il libro, scritto a quattro mani da Massimo Inguscio, che per cinque anni fino allo scorso febbraio ha egregiamente guidato il CNR, e da Gabriele Beccaria, apprezzatissimo giornalista scientifico, responsabile dell’inserto Tuttoscienze de “La Stampa” e coordinatore dell’Hub Salute del Gruppo Gedi, giunge intenzionalmente in un momento quanto mai opportuno. La pandemia, affrontata senza indugi dalla migliore scienza su scala globale, col CNR in prima linea in ogni settore di sua competenza, ha anche suscitato una pandemia secondaria, quella delle fake news, disseminate da sedicenti studiosi in cerca di facile notorietà presso l’irresponsabile mondo dei no-vax, no-pass, no-etc. La buona politica, come la buona scienza, sa trasformare un problema in un’opportunità. La dura lezione della pandemia, per chi la sa intendere, è occasione di rinascita su nuove e più solide basi, e la scienza in prima linea ha la missione storica di guidare questa rinascita su scala globale. Questa riflessione, esposta nei suoi diversi aspetti nel libro presente, è maturata nell’ultimo anno di Inguscio al CNR, in coincidenza con l’esplosione del covid-19 fino al provvidenziale inizio delle vaccinazioni.
Missione storica, dicevo, poichè la nascita stessa del CNR nel 1923 ad opera di Vito Volterra tracciava la via giusta, a differenza degli eventi politici, per la rinascita del primo dopoguerra. Così nel secondo dopoguerra, sulle rovine del Paese, Gustavo Colonnetti rimetteva in funzione il CNR, facendone parte attiva della ricostruzione.
Consapevole di questo ruolo storico, il CNR, ente di ricerca numero uno in Italia, elabora dunque in piena pandemia un piano di ricerca per la ricostruzione, articolato in sei piani strategici che riguardano fondamentali aspetti culturali e sociali dello sviluppo sostenibile. Naturalmente la fiducia nella scienza da parte degli operatori economici e dell’opinione pubblica è un presupposto essenziale perché la conoscenza scientifica possa “rendere il nostro futuro migliore”. Da qui il monito che “fare scienza significa anche non stancarsi mai di comunicare”. Oggi più che mai: nelle pandemie la gente vuole risposte ai propri dubbi e angosce, ed è dovere e missione degli scienziati ergere, con l’ausilio di tutti i media disponibili, una barriera difensiva contro l’assalto della disinformazione. Questo libro appassionato e appassionante, scritto in uno stile accessibile al grande pubblico, fa esattamente questo. Lo si evince dall’accattivante Prologo, che termina con una frase di Asimov: “La scienza raccoglie conoscenze più velocemente di quanto la società raccolga saggezza”. D’altra parte la condivisione della conoscenza, compito dell’istruzione pubblica, avviene tuttora su una scala di tempi più lunga della condivisione del potere, che in solo due secoli ha portato l’occidente dalle monarchie assolute alla democrazia universale. La corretta divulgazione scientifica è dunque un compito fondamentale di ogni scienziato responsabile.
Il filo rosso che unisce gli otto capitoli del libro è l’attiva e determinante presenza del CNR nelle imprese scientifiche che più hanno inciso e incideranno nello sviluppo civile ed economico del nostro Paese. La profezia di Fermi (Cap. 1) sui futuri multipli originati dalla potenza di calcolo e l’incitamento “costruite un computer” a Olivetti, Conversi, Bernardini e Salvini stanno alla base del ruolo primario che l’Italia ha saputo ritagliarsi nel supercalcolo, dal glorioso CEP fino al supercomputer Leonardo, tra i primi cinque nel mondo, del Tecnopolo Bologna CNR. Alla disponibilità del supercalcolo conseguono naturalmente la primazìa di più scuole italiane nella simulazione quantistica, e quei futuri multipli citati nel libro quali “il viaggio verso l’inatteso pianeta Q”, ossia la computazione quantistica (Cap. 3) e “l’inquieta compagnia delle intelligenze artificiali” (Cap. 4). La tragedia della pandemia ha visto il CNR in prima linea, dapprima con un rapidissimo censimento delle ricerche in corso contro il covid-19, quindi con la raccolta di 270 proposte atte a fronteggiare l’emergenza e i suoi effetti a lungo termine sotto tutti i profili scientifici, confluite in un documento inviato al ministro Manfredi, in risposta a un suo appello. Come espresso dal titolo del Cap. 2, “Pandemia e rinascita”, il nostro futuro sarà migliore con la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza del CNR sopra menzionato, che Inguscio, presidente uscente, propone alla nuova titolare del MIUR Cristina Messa, e affida alla presidente del CNR che gli succede, Maria Chiara Carrozza, prima donna alla guida del grande ente di ricerca. Le sei missioni del Piano riguardano l’innovazione digitale con particolare riguardo ai beni culturali, la carbon neutrality, la mobilità sostenibile, il primato della ricerca curiosity-driven, salute e medicina traslazionale, sociologia dell’inclusione e coesione.
La sostenibilità ambientale è naturalmente il problema numero uno, che gli enti di ricerca di tutto il mondo affrontano e del quale indicano soluzioni, nella speranza di essere ascoltati dai governi prima che sia troppo tardi. Se ne parla negli avvincenti capitoli 5, “L’acqua, la luce e l’imitazione delle piante”, e 6, “La memoria del ghiaccio e l’ultimo appello per la Terra”. Ultimo appello, appunto: se non della Terra, ne va della sopravvivenza del genere umano su questo pianeta. Le storiche spedizioni nell’Artico e gli attuali studi in Antartide, in particolare quelli del dipartimento del CNR Scienze del sistema Terra e tecnologie per l’ambiente, concorrono nel formare un quadro quanto mai allarmante, conseguenza de La grande cecità, descritta da Amitav Ghosh. Il Cap. 6 si chiude significativamente con un proverbio cinese: “La terra che sto usando non l’ho ereditata dai miei genitori, mi è stata data in prestito dai miei figli”.
Nell’anno di Dante non poteva mancare il riferimento all’opera notevole che il CNR compie anche nel settore umanistico, in particolare con l’istituto Opera del Vocabolario Italiano avente come compito la realizzazione del vocabolario storico della nostra lingua, e il Vocabolario Dantesco, in collaborazione con l’Accademia della Crusca. In questo il CNR persegue egregiamente il superamento delle due culture, com’era nei voti di Vito Volterra al tempo dei duri scontri tra Enriques e i filosofi idealisti. Ma Dante è chiamato in causa nel Cap. 7 anche per cacciare nell’ottavo cerchio dell’Inferno gli attuali fabbricanti di fake news, i quali, profittando della capillare penetrazione dei media attuali e dell’incertezza della gente, stanno gravemente danneggiando la lotta al covid-19 per abbietti motivi. È qui che la scientific literacy, ottenuta attraverso una massiccia divulgazione scientifica, diventa indispensabile, e il CNR è in prima fila, in particolare nella promozione della science integrity. La straordinaria importanza della ricerca curiosity-driven, una delle sei missioni del CNR, è il tema dell’ultimo capitolo “L’immaginazione e l’imprevedibilità”, ove si spiega come essa sia sempre stata il motore della migliore ricerca italiana, come sia stata convinzione di Colonnetti nel secondo dopoguerra e abbia grandemente contribuito sul medio-lungo termine alla crescita dell’Italia. E non si spiega perché l’Italia sia tra le nazioni europee che meno spende per la ricerca.
Un altro filo rosso che appare e riappare nei capitoli, è la ricerca sui laser, le cui straordinarie applicazioni sono giunte dopo parecchio tempo dalle scoperte e pionieristiche ricerche, nelle quali la fisica italiana è stata ed è protagonista. Massimo Inguscio, come ex- direttore del LENS di Firenze ed ex-presidente dell’INRIM di Torino ha molte storie affascinanti da raccontare in proposito.
Vi sarebbero molte altre cose da dire su questo eccellente libro. Resta la curiosità di sapere come si realizza un libro a quattro mani quando la specificità degli autori non sia riferibile a determinate parti del libro. Vi si coglie di Massimo Inguscio la sostanza di cinque intensi e assai produttivi anni alla guida del CNR, terminati in piena pandemia, con la proiezione verso una rinascita fondata sulla scienza; e naturalmente la sua profonda conoscenza di quanto si fa nei suoi istituti. Vi è un tributo alla storica opera dei predecessori e a chi gli succede, e ai colleghi impegnati nei diversi laboratori del CNR in ciascuno dei campi di ricerca citati. D’altra parte nel vivace e seducente stile narrativo, ricco di aneddoti e citazioni, capace di catturare l’interesse di un vasto pubblico e trasmettergli fiducia nella scienza, si ravvisa l’esperienza ed eccellente qualità nella divulgazione scientifica di Gabriele Beccaria.
Giorgio Benedek
Università di Milano-Bicocca
- Massimo Inguscio, Gabriele Beccaria
- Come potrebbe essere il domani
- Perché la scienza può rendere il nostro futuro migliore
- Le scoperte Le invenzioni. BUR Rizzoli, 2021
- pp. 224, € 16,00
- ISBN: 9788817157803