L'incanto di Urania

Massimo Capaccioli

Nel volere fare la recensione di questo libro, ho molto esitato: meglio una recensione di carattere letterario o una recensione scientifica? Perché, a cominciare dal titolo, questo libro è un gioiello scientifico-letterario. Pochi i fortunati scienziati che possiedono penna facile e talento nella scrittura. Massimo Capaccioli è uno di questi.

Comincio allora da alcune osservazioni non scientifiche. Chi mi conosce sa che attribuisco un ruolo fondamentale al titolo di un’opera, che sia un pezzo giornalistico, un articolo scientifico o un volume come questo. L'incanto di Urania è un titolo perfetto, che incuriosisce e ammalia il Lettore nei confronti della musa Urania, figura della mitologia greca, figlia di Zeus e Mnemosine. Le muse erano nove: Clio, Urania, Melpomene, Talia, Tersicore, Erato, Calliope, Euterpe e Polinnia. Avevano il compito di allietare l’Olimpo con la loro danza e il loro canto. In seguito, divennero le dee del canto e i loro nomi furono associati ai diversi generi di poesia, per poi allargarsi dal campo della poesia a quello della prosa e delle scienze.

Così Clio diventò la musa della storia, Urania quella dell’astronomia. Nel corso dei secoli Urania è stata spesso rappresentata con un abito azzurro, coronata di stelle, con accanto a sé un globo e diversi strumenti matematici. Non sorprende che una simile musa da un lato incanti, dall’altro sia rimasta incantata come noi tutti dal cielo e dalle stelle. Ecco il perché dell’indovinatissimo titolo del libro.

Difatti il libro di Capaccioli ripercorre “venticinque secoli di esplorazione del cielo”, partendo dai primi studi astronomici e raccontando l’evoluzione delle conquiste scientifiche attraverso la storia dei suoi formidabili protagonisti, dai “giganti” a quelli di peso minore ma pur sempre essenziali per il progresso della scienza e della conoscenza. Il libro descrive l’eredità di pensieri, errori, eventi, scoperte e vere e proprie “rivoluzioni” che ci hanno portato alla più attuale concezione dell’Universo, dalla sua origine tramite il Big Bang alla sua ancora misteriosa espansione. Inoltre, il libro si sofferma sui progressi della fisica e della tecnologia, sullo sviluppo degli strumenti senza i quali nulla sarebbe stato possibile.

L’Autore ci propone il suo racconto, coloratissimo e variegato attraverso i secoli, senza mai farci perdere il filo. Lo fa con vera passione. Le sue scelte (che l’Autore dichiara nella Prefazione) sono felici, basta percorrere l’indice dei capitoli per rendersene conto, sia per i temi scientifici sia per le tappe cronologiche. Ogni capitolo, denso di rigorosi concetti e riferimenti storico-scientifici, è tuttavia un vivace quadro di personaggi, aneddoti, citazioni. In quanto all’indice dei nomi, è la prova dell’incredibile mosaico storico che l’Autore ha realizzato in questo libro, a partire dai “giganti” come Galilei e Newton, all’inizio, per arrivare ai grandi dei nostri tempi moderni, come Hubble e Einstein. Il tutto senza formule, senza grafici e senza immagini (secondo una precisa sfida annunciata dall’Autore nella sua Prefazione).

Gli aneddoti sono ingredienti essenziali per una storia dell’astronomia come questa, rivolta a un vasto pubblico. Servono a risvegliare l’interesse di chi potrebbe perdersi d’animo nel voler seguire i meandri di una descrizione di concetti un po’ troppo specialistici. E allora che spasso leggere, per esempio, dello sfortunatissimo astronomo francese Guillaume Legentil, che accettò di compiere un lungo viaggio in mare verso l’India fino a Pondichéry per poter osservare nel 1761, secondo le previsioni di Halley, il transito di Venere sul Sole, viaggio che si rivelò ben più rocambolesco del previsto. Oppure leggere di come il grande astronomo danese Tycho Brahe diventò l’ “uomo dal naso d’oro”, avendo perso il suo in un duello studentesco. Oppure leggere della vita di Joseph von Fraunhofer, una sorta di David Copperfield autodidatta, che avrebbe meritato “la penna asciutta di Charles Dickens”.

Sono anche essenziali in un libro come questo i richiami che l’Autore fa alla realtà storica. Cito solo un paio di esempi. Per datare i risultati di Kirchhoff, scrive: “nel 1860 – mentre Garibaldi puntava sulla Sicilia e Charles Darwin aveva da poco dato alle stampe la sua ipotesi sull’Origine delle specie”. O anche, riferendosi all’idee di Helmholtz del 1854, scrive: “Era in corso la Guerra di Crimea, prova generale di un conflitto globale e palcoscenico per gli ultimi eroismi della cavalleria leggera, per la pietà di Florence Nightingale messa a sistema e, con l’inviato speciale del Times, l’irlandese William Russell, per il battesimo di un nuovo genere di giornalismo”. Le digressioni di questo genere, che sono numerosissime, non fanno però perdere il filo e non fanno distogliere l’attenzione, semmai invece la ravvivano.

E che bello trovare tante presenze femminili in questa epopea dell’astronomia, questo “affresco” come lo definisce l’Autore: dalla sorella di Tycho Brahe, Sophia, alla sorella di William Herschel, Caroline, alla moglie di William Huggins, Margaret, tutte astronome di talento. Per non parlare di figure come Henrietta Leavitt, scopritrice di “una delle leggi empiriche più produttive di tutta la storia dell’astronomia”, come Vera Rubin, cui si deve l’idea della materia oscura grazie alle sue misure sulle velocità di rotazione delle galassie, o come Jocelyn Bell, scopritrice della prima pulsar.

Il libro gronda di citazioni letterarie, da Dante, a Platone, a Kant, a Perrault. I titoli dei capitoli sono fuori dagli schemi (“Specchio delle mie brame”, ”Sinfonia del Nuovo Mondo”, “Da qui all’eternità”, ecc.) e anche se corredati da sottotitoli scientifici sono fatti apposta per incuriosire e attirare l’attenzione. E il testo è straricco di espressioni indovinate, il linguaggio è moderno, avvincente. Ovviamente ci sono moltissimi termini scientifici e tecnici cui l’Autore associa altrettante note esplicative che raccolgono anche una ricca bibliografia di pubblicazioni e siti web.

Insomma, non ho parlato della storia dell’astronomia che L'incanto di Urania ci racconta.

Lascio al Lettore il compito di scoprirla.

È un vero piacere leggere un libro così. Si può leggerlo d’un fiato o anche tenerlo sul comodino e leggerlo a poco a poco la sera prima di chiudere gli occhi e sognare.


Luisa Cifarelli
Università di Bologna


Massimo Capaccioli
L'incanto di Urania
Venticinque secoli di esplorazione del cielo
Collana Sfere. Carocci Editore, 2020
pp. 532; € 34,00
ISBN: 978-88-290-0121-7