La funzione del mondo

Alessandro Bilotta, Dario Grillotti

La straordinaria figura del matematico e fisico Vito Volterra (1860-1940), che fu pioniere dell’analisi funzionale e della bio-matematica e noto all’estero nientemeno che come “Mister Italian Science”, è raccontata attraverso l’arte del fumetto nella graphic novel La funzione del mondo. Una storia di Vito Volterra”, scritta da Alessandro Bilotta e disegnata da Dario Grillotti. Il libro – che si apre con una Prefazione di Massimo Inguscio, già presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e si chiude con un testo biografico di Roberto Natalini, direttore dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo (IAC-CNR) – nasce dalla collaborazione tra Feltrinelli Comics e CNR Edizioni, ed è stato pubblicato nel novembre 2020 in occasione dell’ottantesimo della morte dello scienziato.

È assai problematico incasellare Volterra in uno schema troppo rigido: matematico “puro” e al tempo stesso molto interessato alle applicazioni, egli si muove sulle frontiere più avanzate della ricerca ed è aperto agli studi più svariati, apparentemente estranei alla sua formazione disciplinare originaria. Attento alle molteplici relazioni e implicazioni delle scienze esatte con la cultura umanistica, e in particolare con l’economia e la biologia, ha rivendicato il ruolo che la figura dello scienziato riveste per il progresso materiale e morale della nazione. L’idea dell’indissolubile legame tra scienza e società lo portò alla costituzione nel primo dopoguerra dell’International Research Council e in Italia, nel 1923, del CNR; mentre la sua costante vocazione democratica lo spinse ad una strenua opposizione a Mussolini: prima in Senato, poi come firmatario del Manifesto degli Intellettuali Antifascisti di Benedetto Croce nel 1925, e infine, nel 1931, con il rifiuto di prestare il giuramento di fedeltà imposto dal regime ai docenti universitari. Il suo coraggio gli costò la cattedra e le numerose cariche istituzionali; fu sottoposto a una persecuzione politica che, con l’emanazione delle leggi antisemite del 1938, diventò sempre più feroce. La damnatio memoriae scatenatagli contro dalla dittatura fascista continuò anche dopo la morte. “Il suo rifiuto del fascismo” – riconosce Natalini in chiusura del suo saggio intitolato Vito Volterra e il coraggio di conoscere – “sembrò all’epoca poco accorto, e alla fine perdente, condannandolo a una sorta di oblio”.

Da questo oblio, Volterra ha iniziato faticosamente ad uscire in tempi abbastanza recenti, grazie ad un gruppo interdisciplinare di ricercatori, che ne hanno analizzato la figura da svariati punti di vista, e grazie a un faticoso lavoro di scavo nella copiosa corrispondenza di Volterra, donata dalla famiglia all’Accademia Nazionale dei Lincei, di cui egli fu presidente.

Nel 1990, a cinquant’anni dalla sua morte, è stato intrapreso un tragitto le cui tappe sono state scandite da alcune storie basilari tra le quali, la prima, intitolata Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, a cura di Raffaella Simili e Giovanni Paoloni, si concentrò proprio sulla fondazione del CNR e sul suo artefice, Volterra, al quale, nel tempo, sono state dedicate monografie, studi, mostre e un documentario per la regia di Stefano Nannipieri.

La volontà – sottolineata da Inguscio nella Prefazione – di presentare a un pubblico ampio ed eterogeneo la vicenda scientifica e umana di Vito Volterra e, tramite essa, far appassionare i più giovani alla scienza è stata realizzata attraverso parole e immagini, per facilitarne la conoscenza e rendere accattivante una storia già di per sé coinvolgente.

La tecnica narrativa non è didascalica e talvolta neppure cronologica, bensì procede per cornici tematiche, identificabili grazie alle diverse palette di colori utilizzate da Grillotti: da giovane; la carriera accademica e le ricerche; le relazioni internazionali e l’impegno istituzionale; la lotta politica; il tutto animato da scene famigliari.

Gli acquerelli, particolarmente evocativi, aggiungono concretezza ai testi quando questi affrontano le ricerche e i problemi più strettamente matematici: il concetto di funzioni di linea; la passione per la geofisica; il celebre modello preda-predatore, che aprirà la strada ai successivi modelli di dinamica delle popolazioni ancora oggi usati in biologia.

Molte pagine sono dedicate alla prolusione Sui tentativi di applicazione delle matematiche alle scienze biologiche e sociali, pronunciata a Roma in apertura dell’anno accademico 1901-02, nella quale Volterra esprime una visione moderna della scienza, che sfida i limiti tanto della specializzazione quanto della rinascente cultura idealistica, rimarcando la necessità di una visione unitaria del sapere da realizzare attraverso una sinergia multidisciplinare.

È la parte più ostica da leggere per l’oggettiva complessità dell’argomento e per la scelta degli autori di trascriverne ampi stralci che rende la grafica particolarmente densa.

L’ultima parte del volume è significativamente intitolata “La fine del mondo”. Mentre le cosiddette “leggi fascistissime”, tra il 1925 e il 1929, definivano il volto del fascismo come dittatura, con lo svuotamento completo delle prerogative parlamentari, il regime avviò una fase di “normalizzazione politica” nel mondo della scuola, della cultura in generale e in particolare della comunità scientifica. Ebbe così inizio la persecuzione contro Volterra trasformato, nel giro di pochi anni, da “Mister Italian Science” in un uomo invisibile.

Volterra morì all’età di 80 anni, pochi mesi dopo l’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, commemorato solo all’estero e alla Pontificia Accademia delle Scienze ove era stato ammesso nel 1936.

Negli anni seguenti la famiglia – come ricorderà Nella Mortara, moglie del primogenito Edoardo (giurista, membro della Resistenza e del Partito d’Azione) –visse momenti tragici in cui “nemmeno uno spiraglio di luce poteva far pensare che fosse possibile il ritorno alla libertà”. Queste vicende non sono narrate nel libro, che nell’ultima tavola raffigura la famiglia al completo, con nonno Vito e la moglie Virginia circondati dai figli e dai nipoti, in un saluto ideale e ben augurante. D’altronde, come ricordato nella Prefazione, fu lo stesso Vito a scrivere, sotto una foto che lo ritrae in primo piano, la frase autografa e profetica: “Muoiono gl’imperi, ma i teoremi d’Euclide conservano eterna giovinezza”.


Sandra Linguerri
Università di Bologna


Alessandro Bilotta, Dario Grillotti
La funzione del mondo
Una storia di Vito Volterra
Feltrinelli comics. Feltrinelli, 2020
pp. 112, € 16,00
ISBN: 9788807550676