L'alfabeto della natura

Roberto Battiston

Questo libro si pone obiettivi molto ambiziosi. Nell’introduzione, infatti, l’autore si propone di scrivere “per chi deve decidere su temi scientifici, senza che la scienza sia mai stata il suo interesse prevalente o il suo campo di attività”. Assolutamente condivisibile l’osservazione che sia proprio nel “passaggio dal mondo della scienza e dell’ingegneria a quello della politica e dell’industria che si corre il rischio di perdere di vista l’insieme delle conoscenze faticosamente accumulate da scienziati ed esperti, e di basare i processi decisionali che riguardano i temi essenziali per il futuro di una nazione su presupposti sbagliati o inconsistenti”. Ancora, l’autore indica che il libro vuole “essere una riflessione sul ruolo della scienza nella formazione dell’opinione pubblica e nelle scelte politiche. Sulla necessità che chi è chiamato a decidere le sorti di una nazione conosca i meccanismi fondamentali propri del pensiero scientifico. In altri termini, che sappia pensare in modo razionale e rigoroso, almeno nella misura in cui sono disponibili, nella complessità dei sistemi sociali ed economici, elementi sottoponibili a indagine con un buon margine di oggettività e precisione.”

Sarebbe ingeneroso valutare il libro rispetto a questi obiettivi, francamente troppo ambiziosi per un singolo volume. È ovvio che non può essere un singolo contributo, per quanto eccellente, a fornire quella conoscenza del metodo scientifico e quella capacità di applicarlo nell’interpretazione della realtà (come richiamato nel sottotitolo), che uno scienziato apprende in anni di studio e lavoro. Non è per questo che ho riportato ampie citazioni dall’introduzione. L’ho fatto, invece, perché pongono una questione molto rilevante e significativa per la nostra società e – usando un’espressione tanto importante quanto abusata – per il suo “sviluppo sostenibile”, dal punto di vista ambientale, economico, sociale. Scrivo questa recensione nei momenti in cui si piange una vittima, si cercano i dispersi, si soccorrono i feriti e si valutano i danni della frana a Casamicciola, nell’Isola di Ischia: non serve altro a dimostrare l’importanza delle osservazioni di Battiston nell’introduzione del suo lavoro.

I primi tre capitoli del libro sottolineano il ruolo fondamentale dell’istruzione e della formazione, ricordando come l’analfabetismo scientifico sia un forma di povertà invisibile, ma estremamente dannosa. I successivi capitoli della prima parte pongono invece una serie di questioni sulla “resistibile ascesa dell’intelligenza artificiale”, sottolineandone in modo preciso potenzialità e limiti.

La seconda parte entra più nello specifico nelle modalità con cui la scienza moderna “legge il mondo”. A questo proposito, l’autore parte dal famoso brano di Galileo Galilei nel Saggiatore. “Un grande classico della cultura di un fisico”, verrebbe da dire con una battuta; ma questo brano viene qui declinato con una sottolineatura specifica sulle metodologie statistiche, che appare molto utile, anche rispetto agli obiettivi ricordati all’inizio di queste recensione. Infatti “la politica naviga in territori in cui le informazioni sono spesso incerte e le conseguenze delle azioni imprevedibili, e ha talvolta a che fare con un’enormità di fattori imponderabili”. Il messaggio è che il metodo scientifico non si limita a leggere e interpretare i fenomeni, ma fornisce anche strumenti per stimare l’incertezza nelle previsioni, dovuta all’insufficienza delle informazioni disponibili o ai limiti della nostra conoscenza. Questi sono aspetti familiari per chi si occupa di rischi naturali, perché la definizione più formale che si può dare del concetto di rischio, in diversi campi di attività (dalla protezione civile, al rischio di impresa, alla sicurezza dei luoghi di lavoro, financo al rischio di corruzione), è proprio una definizione probabilistica. Peccato che questo tema non sia stato neppure accennato nel testo, anche perché avrebbe permesso di affrontare alcuni esempi (come gli errori di progettazione di Fukushima) in modo più puntuale ed efficace.

Vorrei spendere alcune parole per attirare l’attenzione del potenziale lettore sul capitolo 9 “L’industria dell’analfabetismo statistico”. Infatti, a mio parere, è il capitolo che si avvicina maggiormente agli obiettivi ambiziosi richiamati nell’introduzione. In queste pagine, tra l’altro, si trovano una descrizione ed una analisi molto appropriate, serie e convincenti della ludopatia, una piaga sociale spesso sottovalutata, come posso testimoniare anche per l’esperienza personale nel volontariato e in amministrazioni locali.

Sempre nella seconda parte del libro vengono introdotti due concetti fisici fondamentali: energia e entropia. Chi è meno avvezzo allo studio della fisica spesso trova questi concetti difficili, talora sfuggenti; in queste pagine, però, sarà aiutato a cogliere il significato fisico di questi concetti dagli esempi riportati dall’autore. Non è mai facile trovare esemplificazioni che non facciano perdere rigore alla trattazione. In questo caso, invece, le istanze proposte possono aiutare, purché i lettori e le lettrici abbiano la volontà di ragionare con attenzione su quanto spiegato.

Le ultime due parti del volume prendono spunto proprio da questi concetti per affrontare grandi temi, con cui la società attuale si sta confrontando a livello mondiale: il cambiamento climatico e la transizione energetica. La visione dei problemi qui proposta è molto originale, proprio perché inquadra i temi in un ambito “termodinamico”. Queste due parti, ricche di informazioni e di analisi, richiederanno un certo sforzo da parte di chi si avvicinerà alla lettura di questo libro senza una buona preparazione in fisica: cioè, dovrà qui fare un esercizio che gli sarà però utile per imparare cosa sia il pensiero critico, in cosa consista il metodo scientifico moderno, quello basato, da un lato sulla sistematicità della osservazione dei fenomeni e della sperimentazione, e dall’altro lato sull’uso degli strumenti della matematica per descrivere gli stessi fenomeni.

A mio parere, queste parti avrebbero tratto vantaggio da una visione che, sulla base di quanto descritto in alcuni capitoli precedenti, avesse esplicitato anche i limiti della nostra conoscenza su alcuni processi. Soprattutto, la climatologia è una disciplina scientifica che tratta fenomeni non-lineari di enorme complessità e che coinvolgono interazioni tra tutti gli ambiti del sistema Terra, dall’interno della Terra, all’atmosfera, passando per l’idrosfera e la criosfera, con un ruolo fondamentale della biosfera e dell’attività umana. Tanto per fare un esempio, arrivato in fondo al capitolo 21 “L’impronta del carbonio”, mi sono chiesto quale fosse l’impronta di carbonio del libro che stavo leggendo, ovvero quanta CO2 sia stata prodotta per la scrittura, stampa e spedizione del libro. Sfogliando un po’ di letteratura al riguardo si vede che queste stime sono molto incerte, perché devono tenere conto di molti fattori, che dipendono anche dalle differenti scelte che possono riguardare le fasi di produzione e trasporto dei beni. Resta però il fatto fondamentale che il concetto dell’impronta del carbonio (e altri analoghi, proposti nella letteratura scientifica, come il water footprint o impronta idrica) è estremamente interessante. Ci sono comportamenti individuali molto semplici che consentirebbero, senza pregiudicare il pieno soddisfacimento delle nostre esigenze, da un lato di ridurre le emissioni di gas clima-alteranti e dall’altro un risparmio energetico e più in generale delle risorse naturali con basso tasso di rinnovamento. Se ciascuno di noi dedicasse un attimo del proprio tempo a pensare a questo, complessivamente potremmo già ottenere risultati significativi.

Nella terza parte, più precisamente nel capitolo 22, l’autore si pone la domanda “Un CERN sul cambiamento climatico?” La domanda è intrigante, perché sottintende una serie di questioni di politica della scienza. Un aspetto fondamentale che differenzia la fisica delle alte energie, il “core business” del CERN, dalla climatologia è che la prima è una disciplina che si sviluppa quasi totalmente dentro la fisica, eventualmente con aspetti ingegneristici, elettronici o informatici, mentre la seconda, pur basandosi su fondamenti fisici, coinvolge in modo più diretto anche aspetti non-fisici. Un esempio sono i processi biochimici della fotosintesi clorofilliana, a cui l’autore dedica alcune pagine molto interessanti e avvincenti. Lo studio della storia della nascita e dello sviluppo del CERN può essere molto importante per affrontare la dicotomia tra “cooperazione” e “competizione” in ambito scientifico. Problemi analoghi vengono affrontati da alcune agenzie a livello mondiale, come NASA, ESA, o la stessa ASI, di cui Battiston è stato presidente per alcuni anni. Queste agenzie forniscono set di dati satellitari fondamentali per una visione globale e con risoluzione sempre migliore anche per studiare processi geofisici a scale di maggior dettaglio. Almeno il 35% dei finanziamenti del programma Horizon Europe sono destinati a progetti rilevanti dal punto di vista climatico. È tanto? È poco? Dipende da come saranno spesi. È chiaro che il successo di questi finanziamenti dipenderà dalla capacità di finanziare progetti ben mirati, realmente collaborativi, che stimolino diversi gruppi di ricercatori a operare su questi temi, che diano anche massima libertà di ricerca ai singoli ricercatori.

In conclusione, il libro di Roberto Battiston costituisce un bel contributo alla diffusione della cultura scientifica nella società e la sua lettura deve essere affrontata con la consapevolezza che “there is no such thing as a free lunch”. Infatti, questo aforisma del mondo anglosassone si applica bene a questa opera. Solo chi si dedicherà alla lettura con la volontà di ragionare sui numerosi e ricchi stimoli offerti dall’autore riuscirà a fare un passo avanti verso la comprensione del metodo scientifico e magari la sua applicazione anche nelle proprie decisioni, in ambito personale, lavorativo o politico-amministrativo.


Mauro Giudici
Università di Milano


Roberto Battiston
L'alfabeto della natura
Rizzoli, 2022
pp. 264, € 18,50
ISBN: 788817162517