Da via Panisperna all'America

Edoardo Amaldi

A 25 anni dalla prima edizione, viene ripubblicato Da Via Panisperna all’America. I fisici italiani e la Seconda guerra mondiale a cura di Battimelli, De Maria e La Rana.

Una riedizione nella quale il manoscritto di Edoardo Amaldi, Il collasso e la ricostruzione, è accompagnato da una corrispondenza coeva agli avvenimenti raccontati triplicata rispetto alla prima uscita, portando all’attenzione del lettore tutta una serie di questioni e nuove prospettive storiografiche estremamente interessanti e offrendo un quadro ancora più completo di un periodo estremamente ricco – e drammatico – di vicende non solo scientifiche, attraverso una dettagliata visione a livello politico, sociale, economico e culturale. Ai curatori va dunque innanzitutto il nostro grazie! Grazie, da un lato, per averci dato la possibilità di rileggere il manoscritto di Amaldi – perché la prima edizione era praticamente introvabile; ma soprattutto per questo paziente lavoro di ricerca con cui hanno trovato, scelto e pubblicato le nuove lettere, che si leggono davvero tutte d’un fiato, e che ci fanno rivivere, attraverso le parole dei protagonisti, le vicende della fisica italiana, riportandoci indietro al 1939, all’indomani della partenza di Enrico Fermi per Stoccolma, e da lì poi salpato per gli Stati Uniti, e accompagnandoci attraverso gli anni della guerra fino all’inizio della ricostruzione.

Nel 1939 l’Istituto di Fisica dell’Università di Roma era già stato traslocato presso la nuova sede della Città universitaria, eppure Via Panisperna, che appare già dal titolo, è qualcosa di più che un luogo fisico, è un’evocazione che torna in tutto il libro. Infatti, i protagonisti del testo di Amaldi e delle lettere sono quei ragazzi che là si erano formati e le cui vicende caratterizzarono, in gran parte, la storia della fisica del dopoguerra. L’America, citata sempre nel titolo, rappresenta in qualche modo l’altra sponda, con la quale i fisici rimasti in Italia dialogano e si confrontano costantemente.

Sono tante le questioni che emergono dalla lettura di questo libro.

Innanzitutto, c’è il tema della “scelta” di fronte alla profonda cesura creata della Seconda guerra mondiale. Scegliere se lasciare il proprio paese, forzati dalle contingenze politiche o attirati verso una realtà molto più appetibile da un punto di vista scientifico. C’è chi parte prima dello scoppio della guerra; chi sceglie di lasciare l’Italia, ma anche la fisica; chi raggiungerà l’America solo nel 1946. E c’è chi resta, come Amaldi; l’unico, del gruppo originario di Via Panisperna, a scegliere di non partire, nonostante ne avesse avuto l’opportunità a guerra finita, spinto da un profondo senso di responsabilità nei confronti del proprio paese, convinto di rimanere per lavorare alla ricostruzione e alla cooperazione scientifica sovranazionale.

Proprio la ricostruzione della ricerca in Italia, a guerra finita, è l’altro soggetto protagonista e che emerge con forza dalle lettere, dove, da un certo periodo in poi, torna la parola “speranza” in un’accezione positiva: speranza nell’avvenire, speranza nel riallacciare i rapporti scientifici con i colleghi americani ed europei. Nasce il progetto di un’Europa unita, si affaccia quello dei rapporti, in Italia, tra ricerca e industria, in una idea di scienza e ricerca libere e pubbliche.

Qui la tenacia e la risolutezza di Amaldi, il suo impegno nel dopoguerra alla fondazione di organizzazioni scientifiche, dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare al CERN di Ginevra, sino all’Organizzazione europea per la ricerca spaziale, furono determinanti e testimoniano il suo ideale di una ricerca che doveva svolgersi secondo un autentico spirito di internazionalismo scientifico e di collaborazione sovranazionale.

Così come decisivi furono gli incontri, alla fine del 1945, tra Amaldi e i vertici della Montecatini: iniziò da allora uno scambio proficuo di idee sulla necessità di dover gradualmente costruire rapporti tra i fisici universitari e l’industria in Italia, fino ad allora praticamente inesistenti, eppure essenziali sempre in vista della ripartenza.

Ancora, la decisione, da parte del gruppo di fisici romani, di abbandonare, nella primavera del 1941, le ricerche sulla fissione dell’uranio iniziate già nel 1939. Ben consapevoli delle importanti applicazioni, non solo energetiche, che la scoperta della fissione aveva aperto e con l’entrata dell’Italia in guerra a fianco della Germania nazista, la decisione politica del gruppo fu di non mettersi nelle condizioni di esperti in problemi nucleari; con la prospettiva, per giunta, di sostenere le Potenze dell’Asse. Questo libro è ricco di umanità. Un’umanità, come scrive Ugo Amaldi nella Premessa, piena di speranze e di paure, di senso di responsabilità e di straniamento. Pagine che sono “un forte stimolo a riflettere sul ruolo degli scienziati e della ricerca nella società, ma è anche un invito a interrogarsi sul rapporto tra la sfera individuale e l’interesse collettivo, un appello cui ogni persona è chiamata a rispondere”.

Un libro attualissimo che ci fa conoscere un periodo fondamentale della storia della fisica italiana, e non solo, e che dopo 25 anni è più giovane che mai!


Miriam Focaccia
Centro Fermi, Roma


Edoardo Amaldi
Da via Panisperna all'America
I fisici italiani e la Seconda guerra mondiale
nuova edizione, a cura di Giovanni Battimelli, Michelangelo De Maria, Adele La Rana, premessa di Ugo Amaldi
Editori Riuniti, 2022
pp. 336, € 19,90
ISBN: 9788835982098