Le Scienziate delle Sezioni 2022

Anche per il 2022 Il CPO della SIF, sulla scia delle attività promosse per le scorse edizioni del Congresso SIF, propone nuove Scienziate a rappresentare le Sezioni del Congresso SIF 2022.

Questa attività si inserisce tra le azioni che nell’ambito della cura delle eguaglianze di genere, vengono definite di “mentoring”, che servono cioè a creare quelle figure di riferimento, così importanti soprattutto per i giovani quando si effettuano delle scelte per il futuro. Proponiamo quindi esempi di donne che si sono distinte nel campo scientifico e nella fisica in particolare, che possono essere di stimolo ed emulazione alle nuove generazioni per intraprendere questi studi e queste carriere.

Il CPO ha quindi selezionato, tra le tante possibili, una scienziata per rappresentare ogni sezione del Congresso, basandosi su alcuni criteri guida. Ovvero scegliendo con preferenza tra le italiane, che per questo sono presenti in maggioranza, tra quelle che hanno dato un contributo significativo nel campo di studio di riferimento della sezione corrispondente e, infine, che abbiano avuto maggiori difficoltà ad affermarsi proprio a causa di motivazioni di genere, cioè per il solo fatto di essere donna.

Le Sezioni avranno quindi come icone queste scienziate, per le quali il CPO ha curato anche delle schede biografiche a testimonianza di quanto detto.


Goeppert-Mayer

Maria Goeppert-Mayer
Sezione 1: Fisica nucleare e subnucleare

Maria Goeppert-Mayer (Katowice, 1906–San Diego, 1972) nasce a Katowice (allora città della Germania) nel 1906, figlia unica di un professore di pediatria a Göttingen e di un’insegnante. Maria visse a Göttingen la sua giovinezza, durante la quale frequentò le scuole pubbliche con interesse e ottimi risultati.
Decise poi di iscriversi all’università, cosa non usuale a quei tempi, e che richiedeva il conseguimento di un esame per l’ammissione di una donna. Maria superò brillantemente l’esame di ammissione, convinta che nella sua vita non sarebbe stata “solo una donna”, ovvero solo una casalinga, per l’accezione comune dei tempi. Maria si iscrisse quindi all’Università di Göttingen alla Facoltà di matematica, anche se ben presto manifestò il suo interesse per la fisica. Grazie a Max Born, che la invitò a un suo seminario, conobbe la meccanica quantistica, che ebbe i suoi albori proprio a Göttingen, e definitivamente i suoi interessi si volsero in tale direzione. La sua tesi di dottorato sui processi di emissione di doppio fotone fu discussa davanti a tre Premi Nobel, Born, Franck e Windaus, e più tardi venne definita da Wigner un capolavoro di chiarezza e concretezza. A Göttingen conobbe Joseph Edward Mayer, uno studente americano che sposò nel 1930.
Il marito ottenne nello stesso anno un posto alla John Hopkins University a Baltimora, Maryland, e si trasferirono negli USA, dove per Maria (che nel 1933 ottenne la cittadinanza americana) non fu possibile, anche a causa della depressione, avere un posto nella stessa università del marito; tuttavia decise di continuare ad occuparsi di fisica per passione ed ebbe la possibilità di avere un piccolo ufficio nel dipartimento.
Insieme a Karl Hertzfield e al marito si dedicò alla chimica-fisica, mettendo a disposizione la sua competenza matematica e soprattutto la sua familiarità con la meccanica quantistica. Ne risultarono importanti lavori e il libro di testo Statistical Mechanics, scritto insieme al marito, che continuò ad essere usato per più di 40 anni. In estate tornò spesso a Göttingen dove lavorò con Max Born e nel 1935 pubblicò un fondamentale lavoro sul doppio decadimento β.
Nel 1939 si trasferirono alla Columbia University, dove Maria non aveva una posizione ufficiale, ma fu coinvolta nel progetto di separazione degli isotopi dell’uranio nell’ambito del progetto Manhattan (progetto SAM). Collaborò anche con Enrico Fermi sulla struttura elettronica degli elementi transuranici.
Nel 1946, il marito ottenne un posto di professore a Chicago e, ancora una volta, Maria lo seguì senza avere nessuna posizione accademica, ma poté lavorare come professore associato volontario, senza stipendio, all’Istituto di Studi Nucleari appena costituito (ora intitolato a Enrico Fermi). Grazie a Teller ottenne anche uno stipendio part-time presso l’Argonne National Laboratory (ora “Fermilab”), istituito nel 1946 dalla neonata Agenzia per l’Energia Atomica. Qui iniziò a dedicarsi alla fisica nucleare, sviluppando le ricerche che la portarono al Premio Nobel, ma anche sugli usi pacifici dell’energia atomica, in particolare sui reattori, con calcoli effettuati utilizzando il primo computer, l’ENIAC.
Tra i problemi affrontati, in connessione con l’origine degli elementi chimici, notò che l’abbondanza relativa degli elementi, la loro stabilità così come altre caratteristiche, potevano essere associate a particolari numeri di protoni e neutroni (2, 8, 20, 28, 50, 82, 126), quelli che Wigner chiamerà numeri magici ed arrivò a proporre un modello di nucleo a strati stabili simile al modello a shell atomico. La soluzione giusta ai problemi che il modello poneva venne stimolata da Fermi, che la invitò ad occuparsi dell’accoppiamento spin-orbita e nacque così il modello definitivo.
Dal 1951 iniziò una proficua collaborazione con Jensen, fisico di Heidelberg, culminata nella pubblicazione del loro libro Elementary Theory of Nuclear Shell Structure (1955). Per i loro contributi all’argomento ottennero insieme il Premio Nobel del 1963. È stata la prima donna ad avere un Premio Nobel per la fisica teorica e seconda in assoluto dopo Marie Curie.
Nel 1960 vinse un posto di professore ordinario di fisica all’Università di California a San Diego, e formò con entusiasmo un gruppo interdisciplinare di scienziati. Un ictus la porterà a gravi problemi di salute che ne limitarono l’attività, che comunque continuò fino alla morte nel 1972.


Ciccone

Marianna Ciccone
Sezione 2: Fisica della materia

Marianna Ciccone nacque a Noto, in provincia di Siracusa, il 29 agosto 1891. Dopo aver conseguito il diploma magistrale nella città natale, proseguì gli studi all’Istituto tecnico “Archimede” di Modica fino al 1914, quando ottenne la licenza fisico-matematica. Fortemente attratta dagli studi scientifici, ottenne dalla famiglia di potersi iscrivere all’università, dapprima a Roma, poi ben presto a Pisa, dove giunse alla laurea a pieni voti assoluti in matematica nel 1919.
Dal 1920 al 1924 insegnò nelle scuole medie di Pisa per potersi mantenere agli studi fino alla laurea in fisica, che conseguì il 18 febbraio 1924, avendo come relatore il titolare della cattedra di fisica sperimentale, Luigi Puccianti. Nel 1925 Puccianti stesso le offrì il posto di assistente all’Istituto di Fisica da lui diretto, e nel 1931 la promosse ad aiuto.
Si occupò di fisica atomica e molecolare. Le sue ricerche più significative si svolsero negli anni Trenta, in particolare con lo studio (1932) degli spettri del berillio neutro e del berillio ionizzato, eseguito con varie modalità di eccitazione, giungendo alla classificazione delle righe e alla compilazione di varie tabelle di termini. In questo lavoro, il primo del genere in Italia, sono anche da rilevare i tentativi per ottenere la riga di intercombinazione dello spettro d’arco del berillio, vanamente ricercata anche da altri fisici. Nel 1933 Ciccone studiò l’effetto Hall nel berillio, e nel 1935 si recò per un periodo all’Istituto Fisico della Scuola d’Ingegneria di Darmstadt, diretto da Gerhard Herzberg, per lavorare agli studi sul complicato spettro dell’ossido di berillio, per il quale trovò e studiò un notevole sistema di bande, con struttura a tripletti. In seguito ottenne anche le cosiddette bande di alta pressione nello spettro dell’ossido di carbonio. I suoi contributi furono apprezzati da Giovanni Polvani, che non mancò di citarli nel proprio fondamentale saggio Fisica del 1938 sulla fisica italiana dell’ultimo secolo. Raggiunta nel 1936 la libera docenza di fisica sperimentale, dal 1936 al 1938 tenne all’Università di Pisa il corso libero di spettroscopia, che poi nel 1938 le fu affidato come incarico ufficiale.
La vicenda che le diede maggior fama, almeno a livello locale, fu tuttavia l’episodio avvenuto nel corso dell’occupazione tedesca di Pisa del 1944, quando quasi tutti i docenti dell’Ateneo avevano abbandonato la città, compreso Puccianti che si era rifugiato a Calci. Ciccone rimase invece a presidiare l’Istituto, e quando i tedeschi in procinto di ritirarsi cercarono di depredare libri e attrezzature dell’Istituto con l’intenzione di far poi saltare in aria l’edificio, si oppose all’ingresso dei soldati dichiarando che avrebbero dovuto passare sul suo cadavere. Fortunatamente nel comandante tedesco per una volta prevalsero l’umanità e il buon senso e l’Istituto fu salvo, ad eccezione della torretta che per motivi militari fu fatta comunque crollare.
Dopo la guerra continuò l’insegnamento e la ricerca in spettroscopia, Sia nel 1943 sia nel 1951 aveva vinto due concorsi come professore ordinario di fisica sperimentale ma in entrambi i casi non ottiene la cattedra: nessuna università italiana la chiamò. Nel 1953 si recò per circa due mesi in visita a diversi istituti di ricerca a Parigi, per aggiornarsi sulle nuove tecniche di ricerca in fisica nucleare e studiare la radioattività beta del potassio e del rubidio. Ma nel frattempo il clima scientifico all’Istituto era cambiato radicalmente con l’arrivo e la direzione di Marcello Conversi e con il focalizzarsi dell’attenzione verso le ricerche di fisica delle particelle elementari. Quindi nel 1953, su richiesta di Conversi, fu trasferita con il suo posto di assistente all’istituto di chimica fisica diretto da Camillo Porlezza, che tuttavia non le fornì le attrezzature adatte alle sue ricerche, per cui dovette far ritorno a fisica, dove però fu presto collocata a riposo, lasciandole soltanto incarichi nei corsi di servizio. Nel 1959 le fu affidato il corso di fisica atomica, ma nel 1962 dovette lasciare l’insegnamento per raggiunti limiti di età. Ritiratasi a Noto, vi morì il 29 marzo 1965.


Scarpellini

Caterina Scarpellini
Sezione 3: Astrofisica

Caterina Scarpellini nacque a Foligno, in provincia di Perugia, il 29 ottobre 1808. Ricevette la prima formazione nella città natale. Nel 1826 fu chiamata a Roma dallo zio paterno, Feliciano Scarpellini, docente di fisica sacra all’Università La Sapienza, per assisterlo nella conduzione dell’osservatorio che egli andava allestendo in Campidoglio grazie alla dotazione di strumenti di sua proprietà. Esclusa in quanto donna dall’Università, ebbe dallo zio un’educazione informale nel campo dell’astronomia e nell’uso degli strumenti astronomici, insieme agli studenti ordinari di ottica e di astronomia della Sapienza, tra i quali Caterina conobbe il suo futuro marito, Erasmo Fabri.
Caterina fu l’erede morale e materiale di Feliciano, che nel testamento le destinò la metà di tutto il suo patrimonio, di cui entrò in possesso nel 1840 alla morte dello zio. A causa dell’esclusione delle donne dai pubblici impieghi, ella non poté però proseguire nelle sue consuete attività se non all’ombra del marito, nominato “custode della collezione di macchine, strumenti fisici, astronomici ed altro” già all’indomani della morte di Feliciano. Caterina, di fatto se non di diritto, condivise in tutto e per tutto le mansioni del marito per conto dei direttori che si avvicendarono alla guida dell’osservatorio. Tra il 1845 e il 1847 Caterina e il marito “rimasero confinati in un angolo oscuro” per conservare intatto l’osservatorio in attesa che il nuovo direttore, Ignazio Calandrelli, vincesse gli indugi e assumesse finalmente l’incarico cui era stato designato già nel 1841.
Nel 1855 diede alle stampe una descrizione del circolo meridiano di Ertel donato alla specola dal papa nel 1853, suscitando le vivaci rimostranze del direttore. Calandrelli chiese allora al prefetto dell’Università di censurare l’articolo e questi accettò sostenendo che la firma di una donna non era un biglietto da visita appropriato per l’istituzione e il suo direttore. Vale la pena notare che il prefetto non riconosceva a Caterina alcun ruolo ufficiale e trattava invece l’intera questione come un sotterfugio ideato da suo marito.
Caterina pubblicò la maggior parte dei suoi lavori (compresa la descrizione del circolo meridiano) sulla Corrispondenza scientifica, un periodico fondato nel 1847 e diretto da Erasmo Fabri. La Corrispondenza era una pubblicazione settimanale destinata a raccogliere novità scientifiche dall’Europa e dagli altri Stati italiani, ma anche a fare conoscere all’estero l’attività tecnico-scientifica di Roma e dello Stato pontificio. Caterina vi collaborò regolarmente, come redattrice e come autrice, pubblicando lettere che gli scienziati stranieri le inviavano così come la descrizione delle proprie attività scientifiche. Fece lo stesso con il Bullettino nautico e geografico, che fu fondato nuovamente da Erasmo nel 1858 come supplemento alla Corrispondenza, al fine di informare i marinai degli Stati pontifici sulle novità tecnico-scientifiche di particolare interesse per la navigazione e il commercio. I periodici si avvalevano dei contatti con l’Académie des Sciences di Parigi, la British Association for the Advancement of Science e la Royal Academy of Science di Bruxelles.
Nel 1856 Caterina fondò per suo conto un periodico mensile, il Bullettino delle osservazioni ozonometriche-meteorologiche, che diresse e dove pubblicò i registri dei dati meteorologici che raccoglieva più volte al giorno nel gabinetto meteorologico privato sul Campidoglio, creato e condotto a sue proprie spese. Non è chiaro per quali ragioni intraprese questa iniziativa, dato che già esisteva un Centro di Pontificia corrispondenza meteorologica telegrafica in Roma e Mezzodì, condotto dagli Scarpellini e diretto da padre Angelo Secchi, celebre astrofisico e direttore dell’osservatorio del Collegio Romano.
I contributi originali di Caterina sui periodici cui collaborò riguardano l’astronomia – l’eclisse lunare del 1863, la descrizione delle eclissi solari del 1860 e del 1867, l’osservazione delle comete del 1854 e del 1861, degli anelli di Saturno, di nuovi asteroidi – e fenomeni ambientali eccezionali come l’aurora boreale del 1869, la tempesta di sabbia del 1864, i terremoti, che mise in relazione con l’influenza della Luna (1860) – così come la strumentazione per le osservazioni astronomiche e per i rilevamenti magnetici e meteorologici. Vi commemorò anche scienziati importanti, come Alexander von Humboldt, di cui fu un’ammiratrice.
Grazie agli strumenti installati all’interno della sua stazione meteorologica sul colle Capitolino, poté portare avanti anche un programma di ricerca individuale. Tale programma si occupava di rilevazioni atmosferiche – barometriche, termometriche e psicrometriche (grazie all’acquisto privato di un anemoscopio), così come dei rilevamenti idrometrici e idrotermici del Tevere – e soprattutto delle relazioni tra i livelli di ozono e le condizioni atmosferiche nell’ambiente romano e dell’influenza dei livelli di ozono sulla salute pubblica. Queste ricerche vennero pubblicate anche su altri giornali romani e meritarono l’interesse della stampa nazionale specializzata. Risalgono agli anni Sessanta anche i suoi interessanti contributi sugli sciami di meteore (Perseidi e Leonidi) osservati in Campidoglio tra il 1861 e il 1867, di cui compilò il primo catalogo completo dedicandolo a Giovanni Schiaparelli, direttore dell’osservatorio di Brera.
Grazie alle sue ricerche e ai molti contatti sviluppati nella sua attività editoriale, conquistò un nome nella comunità scientifica europea e divenne membro di numerose società scientifiche italiane e straniere. Fu eletta membro della Società dei Georgofili di Firenze e dell’Accademia dei Quiriti a Roma, dell’Accademia di storia naturale di Dresda, della Società imperiale dei naturalisti di Mosca; non entrò invece mai a far parte dell’Accademia pontificia dei Nuovi Lincei. Questa mancata promozione è stata spiegata con la reticenza dell’Accademia ad ammettere una seconda socia donna, dopo la contessa Elisabetta Fiorini Mazzanti, botanica eletta nel 1856, e con il sospetto verso le sue velate prese di posizione in supporto dell’Unificazione italiana anche attraverso l’uso nei suoi scritti di dati meteorologici raccolti da quante più località italiane possibili. I suoi meriti vennero riconosciuti invece senza riserve dal Regno d’Italia – che nel 1872 le conferì una medaglia d’oro – e dalla Municipalità di Roma capitale.
Alla sua morte, avvenuta a Roma il 25 novembre 1873, il Comune le tributò funerali solenni e concesse nel Campo Verano l’area gratuita posta sul Pincetto, in cui sorsero la sua tomba e il monumento funebre donato al Comune dal marito (1875), come incentivo al culto della scienza per le fanciulle romane.


Cini Castagnoli

Giuliana Cini Castagnoli
Sezione 4: Geofisica e fisica dell'ambiente

Giuliana Cini nacque a Torino il 14 marzo 1930, sorella minore del fisico Marcello. Si laureò in fisica a Torino il 15 dicembre 1951, discutendo una tesi sul decadimento β dei nuclei. Due anni dopo (il 6 luglio 1953) si laureò anche in matematica, con la dissertazione Polinomi di Laguerre di ordine e indice altissimo nell’irraggiamento di un sincrotrone. Nel 1958 divenne assistente di ruolo nell’Istituto di Fisica dell’Università di Roma. Con il marito, Carlo Castagnoli, chiamato come professore ordinario a Torino, si trasferì nella città natale nel 1961 e nello stesso anno conseguì la libera docenza. Divenne professoressa aggregata della Facoltà di scienze MFN dell’Università di Torino dal 1969; dal 1973 divenne ordinaria di Struttura della Materia e dal 1988 ordinaria di fisica terrestre, afferendo all’Istituto (poi Dipartimento) di Fisica Generale. La Facoltà di scienze MFN di Torino le assegnò diversi incarichi di insegnamento, in particolare Complementi di Fisica Generale dal 1965 al 1979. Dal 1978 fu responsabile del gruppo Modulazioni e nuclidi cosmogenici dell’Istituto di Cosmogeofisica del CNR di Torino. Morì a Torino il 5 marzo 2005.
L’attività scientifica di Giuliana Cini iniziò nel 1953 a Torino e proseguì a Roma. I suoi primi lavori riguardano diversi aspetti di struttura della materia: polarizzazione dei nuclei per effetto Overhauser, risonanza paramagnetica in cristalli e radicali liberi, fenomeni di trasporto nei liquidi semplici, principio degli stati corrispondenti ed effetti quantistici, studio di punti critici delle sostanze semplici. Tornata a Torino, collaborò alla organizzazione del Laboratorio del Monte dei Cappuccini, soprattutto coordinando i lavori per allestire una stazione fissa per il rilievo delle variazioni di intensità della componente muonica dei raggi cosmici. A partire dagli anni Ottanta nello stesso Laboratorio avviò nuove linee di ricerca riguardanti le relazioni Terra-Sole negli ultimi millenni e la paleoclimatologia.
Nel 1980 Giuliana Cini e Devendra Lal, allora direttore del Physical Research Laboratory di Ahmedabad in India, pubblicarono un lavoro sulla modulazione dello spettro dei raggi cosmici dovuta alle variazioni dell’attività solare e sulla produzione di radiocarbonio in atmosfera, che è stato a lungo un articolo di riferimento in questo campo.
Nel 1988 ebbero inizio le sue ricerche riguardanti la misura della radioattività prodotta dai raggi cosmici nelle meteoriti. Giuliana Cini e il suo gruppo iniziarono a studiare le meteoriti da un punto di vista del tutto nuovo: ciascun meteoroide venne infatti considerato come un rivelatore in orbita, in grado di registrare informazioni sul flusso dei raggi cosmici a cui era stato esposto durante la sua permanenza nello spazio interplanetario, grazie alle reazioni nucleari generate dall’interazione con i raggi cosmici. L’analisi fornisce informazioni sulle variazioni dell’attività solare nel passato, e tale metodo è tuttora considerato molto affidabile per lo studio di tali variazioni su scala secolare. I risultati ottenuti sulle variabilità solari di scala undecennale e secolare ottennero ampi riconoscimenti e risonanza internazionale.
Sempre negli anni Ottanta Giuliana Cini diede inizio a una nuova linea di ricerca basata sullo studio di sedimenti marini e volta a ottenere informazioni sulla storia climatica degli ultimi millenni e sulle relazioni Terra-Sole. Determinante per questi studi è la scelta dei luoghi di prelievo dei cores di sedimento. Il Golfo di Taranto in particolare si è rivelato luogo unico al mondo per lo studio di sedimenti, poiché esso si trova sottovento all’area vulcanica campana: questo fa sì che a diverse profondità nel sedimento si trovino le tracce delle ceneri vulcaniche emesse durante le eruzioni avvenute nell’area campana, le cui date sono note grazie ad accurate registrazioni storiche, a partire dall’eruzione che distrusse Pompei nel 79 d.C., fino alla più recente eruzione del 1944. Le serie temporali di vari indicatori, che coprono gli ultimi millenni, hanno permesso di ottenere interessanti risultati riguardanti le variazioni climatiche naturali e l’influenza dell’attività solare sul clima terrestre. Sono state infatti rivelate periodicità di origine solare (il ciclo di Schwabe di 11 anni delle macchie solari, il ciclo magnetico di Hale di 22 anni, il ciclo secolare di Gleissberg), periodi freddi legati a ridotta attività solare e periodi caldi, come il cosiddetto Medieval Optimum. È stato possibile anche studiare le variazioni climatiche di scala millenaria durante l’ultimo periodo glaciale e l’Olocene.
Giuliana Cini ha organizzato e diretto vari corsi della Scuola Internazionale di Fisica “Enrico Fermi” a Varenna (Early Solar system processes and the present Solar system, 1980; Solar-Terrestrial relationships and the Earth environment in the last Millennia, 1985; Past and present variability of the solar-terrestrial system: measurement, data analysis and theoretical models, 1996). È stata membro effettivo dell’International Association of Geomagnetism and Aeronomy, rappresentante dell’Italia nella Commissione Raggi Cosmici della International Union of Pure and Applied Physics. Chi ha conosciuto Giuliana Cini ha potuto apprezzare anche il trascinante e instancabile entusiasmo per la ricerca che ha caratterizzato tutta la sua vita.


Franklin

Rosalind Franklin
Sezione 5: Biofisica e fisica medica

Rosalind Elsie Franklin (Londra, 25 luglio 1920–16 aprile 1958) nacque nel seno di una famiglia ebrea che valorava molto l’educazione e il lavoro sociale. A 18 anni s’iscrisse alla Newnham Women’s College dell’Università di Cambridge dove studiò fisica e chimica. Dopo Cambridge lavorò per la British Coal Utilization Research Association sulla porosità del carbone che poi diventò l’argomento della sua tesi dottorale. Nel 1946 si trasferì a Parigi dove perfezionò la sua tecnica in cristallografia a raggi X, che poi diventò il lavoro della sua vita. Nel 1951 rientrò a Londra per lavorare al King’s College.
Franklin non si trovò mai a suo agio al King’s College, in particolare a causa del difficile rapporto con Maurice Wilkins, che studiava la struttura del DNA. Maurice Wilkins avrebbe preteso che Rosalind Franklin, una cristallografa esperta, condividesse con lui i propri risultati. Frustrato dalla negativa di Franklin, andò a lamentarsi con James Watson e Francis Crick del laboratorio Cavendish diretto da Max Perutz a Cambridge.
All’insaputa di Franklin, Wilkins mostrò a Watson e Crick una foto della fotografia 51, fatta dal suo studente Gosling e ancora da pubblicare. In più Max Perutz diede a leggere a Watson and Crick un rapporto fatto da Rosalind Franklin sulla forma B del DNA per il British Medical Council. Da tutto ciò i due ricavarono i dati per la conferma del modello a doppia elica che pubblicarono su Nature nel 1953.
Il gesto di Max Perutz fu esposto nel libro La Doppia Elica (1968) di James Watson e le reazioni furono tali che Perutz si scusò con una nota su Science, allegando inesperienza e ingenuità nel suo gesto.
Nel 1953 cominciò a lavorare nel Birkbeck college, diretto da John Desmond Bernal, sulla struttura del virus del mosaico del tabacco e nel 1956 vinse una borsa dal Public Health Service degli Stati Uniti per studiare il virus della polio. Poco dopo si ammalò e morì nel 1958 all’età di 38 anni. Bernal disse di lei che le sue foto a raggi X erano tra le più belle ottenute di qualsiasi sostanza, il suo collaboratore Aaron Klug disse che rendeva bella qualunque cosa toccasse


McAuliffe

Christa McAuliffe
Sezione 6: Fisica applicata, acceleratori e beni culturali

Christa McAuliffe (2 settembre 1948–28 gennaio 1986) è stata un insegnante e aspirante astronauta americana morta durante la missione spaziale sullo Shuttle Challenger nel 1986.
Ha conseguito la laurea in educazione e storia presso il Framingham State College nel 1970 e il master in educazione, supervisione e amministrazione presso la Bowie State University nel 1978. È stata assunta come insegnante di studi sociali presso la Concord High School nel New Hampshire nel 1983.
Nel 1985, McAuliffe è stata selezionata tra più di 11000 candidati per il progetto della NASA Teacher in Space e sarebbe dovuta diventare la prima insegnante a volare nello spazio. Come membro della missione STS-51-L, aveva pianificato di condurre esperimenti nello spazio e di tenere due lezioni dal Challenger. Nel suo decimo volo nel gennaio 1986, lo Shuttle Challenger si disintegrò 73 secondi dopo il decollo, uccidendo i sette membri dell’equipaggio tra cui Christa McAuliffe, che sarebbe stata la prima insegnante nello spazio.
Il progetto Teacher in Space era un progetto della NASA annunciato nel 1984 e pensato per ispirare gli studenti e stimolare il loro interesse per la matematica, le scienze e l'esplorazione spaziale. Il progetto prevedeva di portare gli insegnanti nello spazio come specialisti civili non come astronauti, che poi sarebbero tornati nelle loro classi per condividere l'esperienza con i loro studenti.
La NASA ha annullato il programma in seguito alla morte della sua prima partecipante, Christa McAuliffe, e ha sostituito il programma Teacher in Space nel 1998 con l’Educator Astronaut Project, che richiedeva ai suoi partecipanti di diventare astronauti specialisti di missioni spaziali. Dopo la morte di Christa McAuliffe, diverse scuole sono le state intitolate in suo onore.


Agnesi

Maria Gaetana Agnesi
Sezione 7: Didattica e storia della Fisica

Maria Gaetana Agnesi nacque il 16 maggio 1718 a Milano. Figlia di Pietro Agnesi, professore di matematica a Bologna, poté studiare privatamente matematica e fisica sotto la guida dei migliori docenti italiani del tempo, amici del padre. Tra questi spicca il nome di Ramiro Rampinelli, un professore di Bologna e pioniere del calcolo infinitesimale. Fin da giovanissima, Maria Gaetana mostrò una particolare inclinazione per le lingue, tra cui il greco, il latino e l’ebraico.
Tuttavia, il padre preferì indirizzarla verso gli studi scientifici e Maria Gaetana si interessò alla matematica, alla fisica sperimentale e alla meccanica celeste. Approfondì in seguito anche questioni non scientifiche, specialmente teologiche e filosofiche. Compose un trattato di ben 191 tesi, ispirate dalle discussioni, incoraggiate dal padre, che teneva regolarmente nel salotto della sua casa con gli intellettuali della città. Le tesi spaziavano dalla filosofia, alla logica, dalla meccanica newtoniana fino alla botanica. In seguito, si occupò dell’analisi critica del trattato di de L'Hôpital sulle sezioni coniche, a proposito del quale scrisse vari commenti, avvalendosi dell’aiuto di colleghi europei. Questo lavoro di revisione fu apparentemente molto apprezzato ma mai pubblicato ufficialmente. La collaborazione con Rampinelli portò, nel 1748, alla stesura e alla pubblicazione di un vero e proprio testo universitario in due volumi di analisi matematica, intitolato Instituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana. Il testo venne tradotto in francese ed in inglese, ed ebbe un’ampia diffusione nelle università europee.
Oltre ad una parte didattica, il lavoro presentava anche ricerche originali, tra cui una nuova curva geometrica, detta “versiera”, esprimibile tramite una funzione razionale ma simile alla gaussiana. Nel 1750, Maria Gaetana fu chiamata in cattedra a Bologna dal papa Benedetto XIV, ma declinò la nomina e si dedicò interamente a opere caritatevoli e all’istruzione dei numerosi fratelli e sorelle. Grazie a questa nuova inclinazione, fu nominata direttrice del Pio Albergo Trivulzio di Milano, istituito nel 1771. Qui si trasferì e passò il resto della vita, dividendosi tra lavoro, studi teologici e di catechismo, fino alla morte, il 9 gennaio 1799.